sabato 3 maggio 2014

Storia di Gradisca. 3. I lavori di costruzione (1479-1499) e la tregua coi Turchi



VENT’ANNI DI LAVORI (1479-1499) E LA TREGUA CON I TURCHI

Proprio quando si avviava la costruzione della nuova fortezza di Gradisca, la Repubblica di Venezia riuscì, cedendo la città di Scutari, a ottenere dall'lmpero ottomano una tregua ventennale, con cui cessava, almeno temporaneamente, il pericolo delle incursioni turche in Friuli.
Non per questo le opere si interruppero, anzi, il governo mostrava un particolare interesse a che si compissero nel minor tempo possibile e incentivava in tutti i modi l'insediamento dei civili e la costruzione di case entro la cittadella, continuando ad ignorare le proteste del conte di Gorizia, da una parte, e del Capitolo di Aquileia, dalI'altra, per l'occupazione e lo sfruttamento di terre a loro avviso escluse dalla giurisdizione veneta.
A conferma dell'importanza affidata a Gradisca dal Senato veneziano, leggiamo in un documento del 1481 che ad essa era stato destinato un Provveditore (il primo fu Francesco Tron) e che si tenevano in particolare conto le esigenze della vita civile, come dimostra la fondazione, nello stesso anno, di una chiesa assegnata ai Servi di Maria (ora chiesa della B.V. Addolorata).

Nel 1481 era terminata la costruzione della rocca, che secondo alcuni storici corrispondeva all’attuale castello, mentre per altri si trovava nella posizione dell’attuale Borgo Mercaduzzo.  La  costruzione delle mura, invece, richiese ancora molti anni.
Dopo i primi tempi, infatti, i lavori subirono un certo rallentamento, soprattutto a causa delle difficoltà finanziarie. Inoltre anche il popolamento della fortezza avveniva a rilento, data l’esistenza di molti vincoli e la disponibilità di spazi esigui per le abitazioni e per gli orti. Per permettere le manovre delle truppe, infatti, le strade della cittadella erano piuttosto larghe e disposte a scacchiera sul modello dell’accampamento militare romano.
Per almeno una quindicina d'anni dopo la fondazione non si registrano eventi importanti nella storia di Gradisca. Essa tornò ad essere al centro dell'attenzione del governo veneto, quando stava per scadere la tregua coi Turchi e molti segnali facevano presa­gire iI riaccendersi delle ostiIità .
Per questo verso il 1497 riprese alacremente la costruzione delle mura e fu in­viato a Gradisca un famoso architetto del tempo, Giacomo Contrin, con vive rac­comandazioni al Luogotenente Giovanni Morosini, «che la fabbrica senza alcuna dilazione et perdimento de tempo se fazi et cum ogni presteza se conduche al fine», perché “niuna cosa più è desiderata a questo tempo» .

Gli abitanti di Gradisca dovettero prepararsi a una nuova emergenza e liberare le strade della cittadella che ormai erano in buona parte occupate da orti.
Contrin ebbe l'incarico di chiudere la for­tezza nella parte settentrionale, dove occorreva «tajar el saxo» perché il terreno era roccioso e costruire una robusta muraglia protetta da due torrioni, uno rivolto a ovest, detto “della Campana”,  più massic­cio, e uno rivolto a nord, detto “di San Giorgio”. In questo tratto di muro si apriva la Porta d'Alemagna (chiamata, secondo le epoche, anche Porta di Farra o Porta di Gorizia o Porta Nuova)
Con queste opere la fortezza di Gradisca era completata. Il suo perimetro corri­spondeva a un pentagono irregolare (forma piuttosto comune in quel periodo) con il vertice rivolto al fiume e gli angoli raffor­zati da torri circolari (sette, tra cui, oltre ai due torrioni già nominati, i torrioni del Pa­lazzo, della Calcina, della Spiritata, della Marcella e del Portello); era provvista di due porte (la seconda, aperta sul lato me­ridionale, era detta «Porta d'ltalia») e cir­condata da un fossato.

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