Il Carso goriziano, compreso tra la pianura dell’Isonzo a Ovest e il Vallone di Doberdò a Est, è un altopiano calcareo leggermente ondulato ed inclinato verso meridione, con quote medie di circa 100 metri sul livello del mare.
Il paesaggio è caratterizzato da tutte le forme, grandi e
piccole, legate alla dissoluzione dei carbonati: numerose sono le “doline”,
cioé piccole valli a imbuto riempite di terra rossa (il cui colore particolare
è dovuto alla forte presenza di ossidi di ferro), ma tipici sono anche gli
inghiottitoi (“foibe”) e diverse piccole forme di corrosione, fori e cavità.
La parte settentrionale è caratterizzata da una serie di
rilievi che culminano nel Monte San Michele (275 m) i cui versanti rivolti al
corso dell’Isonzo,a Ovest e del Vipacco, a Nord, sono ricchi di vegetazione.
L’area meridionale invece presenta una serie di depressioni che corrispondono
alla presenza di laghetti carsici (Doberdò, Pietrarossa e Sablici). Degno di
nota è il profondo solco del Vallone che divide il Carso goriziano da quello
triestino ed è forse l’antico percorso del sistema fluviale Isonzo-Vipacco.
La forte permeabilità dei calcari fa sì che il terreno non
sia solcato da corsi d’acqua, perché le acque vanno a depositarsi tramite fessurazioni
e cavità la falda freatica di fondo.
Nel sottosuolo la corrosione carsica ha modellato un
complicato sistema di grotte: caverne, pozzi e gallerie in cui la falda
acquifera alimentata dal Timavo, vero e proprio fiume sotterraneo che si
inabissa nelle voragini di S. Canziano, defluisce lentamente verso le sorgive
di San Giovanni di Duino. Per quanto riguarda la vegetazione, è molto varia e
complessa: boscaglie caducifoglie si alternano a pinete di rimboschimento e con
praterie, ma più frequente è la landa carsica, in cui fra le pietraie emergono
pochi cespugli e qualche ciuffo d’erba. In autunno il panorama del Carso si
tinge di rosso per l’abbondante presenza dei cespugli di sommacco (cotinus
coggygria).
L’agricoltura non è un’attività molto sviluppata sul Carso,
poiché dispone di poco terreno coltivabile pressoché ridotto alle doline.
Tuttavia i vigneti presenti danno un ottimo vino. La popolazione è raccolta in
pochi paesi, di cui il principale è Doberdò, abitati in prevalenza da sloveni,
che conservano costumi e tradizioni autonome.
Nella parte meridionale del Carso sono stati localizzati già
nel secolo scorso alcuni castellieri, cioè luoghi fortificati collocati su
alture e abitati fin dall’età del bronzo (1800 a.C.); tra questi è abbastanza
ben conservato il Castellazzo di Doberdò a quota 158, da cui si gode un bel
panorama sul Carso e fino al mare.
Non ci sono molte testimonianze della vita sul Carso tra
l’antichità e l’epoca moderna e molto di quello che sopravviveva è stato
distrutto dalla guerra. Alcuni edifici rurali tradizionali superstiti e poche
chiesette testimoniano però la
continuità della presenza umana in
questo aspro territorio. Particolarmente suggestiva la posizione della
chiesetta di S. Maria in Monte, a Fogliano, basso sperone carsico proiettato
sulla pianura isontina, da dove si gode una bella vista. Interessanti gli
affreschi dell’abside, risalenti al secolo XVI.
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