lunedì 28 aprile 2014

Passeggiata storica alla scoperta di Gradisca


La nostra passeggiata comincia dalle mura venete, prosegue passando vicino al Castello e si addentra nel centro storico in corrispondenza della Casa dei Provveditori Veneti, l’edificio storico più antico. Poi raggiungeremo la Porta Nuova e i due torrioni di San Giorgio e della Campana.
Rientreremo nel centro storico per scoprire i palazzi più importanti, il Monte di Pietà, Palazzo Strassoldo, Palazzo Torriani, Palazzo de Fin-Patuna e il Duomo

1. Immaginiamo la Porta scomparsa
Siamo nell’attuale piazza dell’Unità, dove sorgevano la “Porta d’Italia” e un tratto di muro che chiudeva la fortezza verso Sud.
Gradisca si presentava come una città completamente murata a forma di pentagono irregolare, con due porte soltanto, di cui una esistente, la Porta detta “d’Alemagna” o “di Gorizia” perché rivolta a Nord, l’altra chiamata Porta d’Italia, ora non più visibile.
Nel 1855, infatti, per permettere alla città di ingrandirsi, questa parte delle mura fu abbattuta e al posto delle vecchie fortificazioni fu creato un grande parco che doveva separare nettamente il centro storico e i quartieri di nuova costruzione.

2. I torrioni più antichi.
Imbocchiamo ora la via Ulderico della Torre, prima laterale destra della via Ciotti e dirigiamoci verso il fiume Isonzo camminando lungo le mura. Fermiamoci al “Torrione della Calcina”. In passato era chiamato anche Torrione della Fornace.  Evidentemente serviva ai lavori edili che si svolgevano nella fortezza.
Siamo nell’area più antica della cittadella veneziana. Qui ci sono i torrioni costruiti tra il 1479 e il 1483 nella parte più esposta verso il fiume Isonzo. I torrioni sono di forma circolare,  più larghi alla base, e sono costituiti da robuste mura di pietra per resistere agli attacchi degli assalitori.  Non tutti i nomi che la tradizione ci ha tramandato sono facilmente comprensibili o documentati. Il vertice del pentagono che forma la cerchia delle mura corrisponde al Torrione della Marcella. Da qui possiamo vedere un lungo tratto del  corso del fiume mentre alle nostre spalle abbiamo i bastioni cinquecenteschi del Castello.


3. Le mura cinquecentesche
Oltre l’alto muro “a scarpa” che circonda l’area del Castello intravvediamo vediamo l’edificio principale, il Palazzo del Capitano costruito attorno al 1560 quando Gradisca era passata all’Auustria da circa 50 anni.
Tra il 1546 (data incisa sulla porta, all’interno) e il 1582 gli Austriaci costruirono le mura del Castello molto più alte e robuste di quelle venete del perimetro esterno, non solo per aumentare la sicurezza in caso di assalto, ma anche perchè le tecniche di guerra erano cambiate. La scoperta della polvere da sparo aveva reso molto più potenti i cannoni usati negli assedi.

4. La porta del Castello
Sopra l’arco della porta, all’interno, si vede ancora la data 1546, che segna probabilmente l’inizio dei lavori di costruzione del Castello o almeno di questa torre d’ingresso. Ora non si può entrare. Da anni il Castello è in stato di abbandono.



5. Il carcere austriaco.
Per quattrocento anni (1511-1918) Gradisca è rimasta sotto gli Austriaci e queste fortificazioni nel tempo sono state adibite a diversi usi, prevalentemente militari.
Nel 1815, dopo la fine della parentesi napoleonica, il Castello,  tornò ad essere una fortezza austriaca ma divenne sede di un carcere duro, in cui vennero rinchiusi anche molti dei patrioti italiani che congiuravano contro l’Impero. In questa torre quadrata c’erano le celle di rigore, dove ci si poteva stendere solo di traverso; finestre piccolissime con doppie sbarre e prive di infissi.


6. Porta del Soccorso e Torrione del Portello
Davanti alla porta del Castello, alla fine di una breve discesa, c’è la “Porta del Soccorso” aperta  probabilmente in tempi successivi alla costruzione delle mura, per permettere la fuga verso il fiume quando l’assalto proveniva dalla parte opposta della fortezza, cioè da occidente, come accadde durante la Guerra Gradiscana del 1615 quando Venezia tentò la riconquista di Gradisca. In questo punto c’è anche il “Torrione del Portello”, il cui nome è facilmente spiegabile, perché nelle vicinanze si apre una piccola porta da cui si può uscire dalla fortezza e raggiungere il fiume.

7. Casa dei Provveditori Veneti  
Continuiamo lungo le mura e, arrivati al vecchio Macello, svoltiamo a sinistra per rientrare nel centro storico. Ci troviamo subito di fronte a una bella casa del ‘400 ora Enoteca. Fu una delle prime case costruite dai Veneti nella fortezza. Era la residenza del provveditore della Repubblica. Lo spigolo, rafforzato da barbacane,  richiama l’architettura quattrocentesca, come le volte a crociera dell’interno. C’è un piccolo cortile con un’antica torre, forse del periodo veneto. Nel ‘700 appartenne alla famiglia nobile dei Baselli, a cui si deve l’aggiunta di qualche particolare ricercato (cornici, balcone).

8. Loggia dei Mercanti
Costruita sotto il governo dei principi Eggenberg per volontà del Capitano Francesco Ulderico della Torre, all’inizio (1688) doveva essere una “Loggia per la Nobiltà”, poi fu utilizzata per il commercio e servì da pesa pubblica.
Interessante dal punto di vista architettonico per l’altezza notevole e lo studiato contrasto fra il vuoto del loggiato, e la superficie compatta del primo piano, si distingue anche per la ricercatezza dei particolari (colonne bugnate, lesene che dividono lo spazio nella parte alta) ed è molto rappresentativa dell’epoca barocca. Nella penombra del portico da cui si vede la Casa del Provveditore Veneto, si sente una particolare atmosfera per la presenza di reperti preziosi, lapidi, iscrizioni, stemmi, ecc. raccolti tanto tempo fa e conservati da benemeriti studiosi gradiscani (Ettore Patuna, soprattutto) per conservare memoria del ruolo svolto da Gradisca nella storia.


9. Porta Nuova (“Porta d’Alemagna”)
Ormai priva della parte superiore, la Porta Nuova ha perso la monumentalità delle origini, suggerita dalle lesene giganti che ancora si vedono. E’ frutto di numerose modificazioni fatte nel tempo per assicurare protezione al punto più vulnerabile della fortezza. Meno alterata è la Caserma della Porta, l’edificio nel quale è incorporata. All’interno, altare della Madonna della Porta, scampato miracolosamente a una bomba.


10.Torrione di San Giorgio
E’ uno dei due torrioni che proteggono la porta settentrionale, detta “d’Alemagna”. E’ il più vicino alla porta. Fu costruito intorno al 1498 nella fase finale di edificazione delle mura. La posizione strategica, permette di controllare sia la zona del fiume sia la campagna verso Nord Ovest. E’molto in rovina ma conserva parte della merlatura.



11.Torrione della Campana
ll Torrione della Campana, rivolto a Ovest, si chiamava anche “Torrione del Molino” (Rith, 1629) forse per la vicinanza di un mugnaio. Fu l’ultima costruzione della fase di completamento della cittadella. Una lapide, sovrastata da un Leone di San Marco (recente, 1934) ricorda che il progettista è l’architetto Giacomo Contrino e che “hanc molem” (questa mole) fu eretta nel 1498. Nel tratto di muro vicino al torrione si vede la natura rocciosa del terreno. Nell’ ‘800, dopo l’abbattimento di una parte delle mura, addossata al torrione fu costruita una villa signorile.



12.Monte di Pietà
Sorse per iniziativa del Capitano Francesco Ulderico della Torre dopo il 1670 per ospitarvi un banco dei pegni pubblico e contrastare il fenomeno dell’usura. L’elegante facciata ha belle cornici in pietra lavorata che dividono i piani e incorniciano le finestre. Sopra il portale un gruppo scultoreo della Pietà inserito in una nicchia. All’interno, lungo la scala, una statua a figura intera del della Torre  vestito da diplomatico in una fastosa nicchia marmorea.



13. Duomo
L’esistenza di una chiesa intitolata a San Salvatore è documentata già nel 1300.  Un ampliamento fu fatto dai Veneti, mentre nella prima metà del ‘500 al corpo principale venne annessa la Cappella Torriana (bel soffitto in stucco) dove si trova il sepolcro di Nicolo II della Torre.  L’attuale divisione in tre navate risale al 1656-59 mentre un secolo dopo (1752) fu realizzata la facciata in stile barocco caratterizzata da quattro semicolonne che poggiano su alti zoccoli. Il campanile risale alla metà del ‘600.  L’altare maggiore, progettato e costruito da Leonardo Pacassi nel 1790, ha un paliotto decorato con la tecnica del “commesso marmoreo” (a intarsi colorati) a motivi floreali. Notevole la pala cinquecentesca con la “Risurrezione” incorniciata da un drappo di marmo.



14.Palazzo Comelli-Stuckenfeld
E’ il palazzo nobiliare più grande e più rappresentativo della via che porta al Duomo. Risale al ‘600, ha una facciata severa con un semplice portale sovrastato da un balcone. Qui nacque nel 1826 e visse lunghi periodi Federico de Comelli, ingegnere, patriota e scrittore, redattore – intorno al 1850 -  del giornale “L’Eco dell’Isonzo” e autore di poesie in friulano.




15.Palazzo Strassoldo
Iniziato nel ‘500, il severo Palazzo Strassoldo fu l’abitazione di   Riccardo di Strassoldo che era capitano della fortezza quando fu assediata dai Veneti nel 1615;  fu lui a guidare la resistenza. Alla sobrietà della facciata aggiungono un tocco di eleganza le cornici delle aperture, e le mensoline a goccia che reggono i davanzali. Originale il portale quadrato con gli stipiti appoggiati a due leoni e sovrastato dal balcone a colonnine.




16.Palazzo Torriani
E’il più grande e importante palazzo storico di Gradisca, costruito sulla base di edifici preesistenti tra il ‘600 e il ‘700 su impulso di Francesco Ulderico della Torre, proprietario, e anche capitano della Contea.  Fungeva anche da piccola “reggia” e ospitava feste e raduni di nobili nel periodo in cui Gradisca era contea principesca. Lo stile è quello della villa palladiana, con un corpo centrale e lunghe ali (barchesse). Imponente è il portale ad arco spezzato, che poggia su colonne rustiche.


17.Chiesa dell’Addolorata
La sua costruzione era stata decisa dal Senato veneto nel 1481 , per “provvedere alla salute spirituale degli abitanti della fortezza”. Vennero inviati a Gradisca alcuni religiosi dell’Ordine dei Servi di Maria. Dedicata a San Salvatore,  fu fonte di molti equivoci, visto che anche il Duomo era intitolato così. Nel 1810 fu chiusa per volere di Napoleone e trasformata in stalla. Nel 1845 fu acquistata dai coniugi Coassini e donata alla città. Nel 1850 assunse l’attuale denominazione. Nel 1917 fu gravemente danneggiata da un incendio e fu ricostruita alla fine della guerra. La facciata conclusa in alto da un timpano triangolare, è in blocchi di pietra. Al centro lo stemma dei Servi di Maria (anche nel piccolo portale a sinistra).Sul retro si vedono ancora gli archetti pensili della prima edificazione.


18.Palazzo de Fin Patuna
Costruito nella prima metà del Settecento rappresenta il superamento, a Gradisca, dell’influenza barocca. Appartenne a una illustre famiglia che nel Settecento aveva avuto grande prestigio poichè alcuni suoi membri erano stati capitani di Gradisca.  Il disegno della lunga facciata è caratterizzato nella parte alta da un prevalere di linee curve che le conferiscono una leggerezza rococò. La parte centrale prende slancio dalla ‘vela’ conclusa dal timpano triangolare, che acquista ulteriore eleganza grazie alla presenza dei due vasi di pietra.