Novecento

L'ANNESSIONE DI GRADISCA AL REGNO D'ITALIA (1918)

 Le vicende della prima guerra mondiale toc­carono Gradisca da molto vicino ed essa subì, come tutta la zona del fronte ison­tino, gravissimi danni. Specialmente duran­te la ritirata di Caporetto quasi tutte le case del centro storico furono colpite, com­presi alcuni edifici di notevole valore sto­rico, come il palazzo Torriani, il palazzo de Fin-Patu­na e la Chiesa dell'Addolorata (già appar­tenuta ai Servi di Maria dei tempi venezia­ni) di cui rimasero in piedi pressoché sola­mente le facciate.


Per quanto riguarda le fortificazioni, e spe­cialmente il castello, esse conobbero le più diverse utilizzazioni in tempo di guerra, co­me dettagliatamente riferisce Ettore Patuna (uno studioso benemerito delle vicende gra­discane) nelle sue schede cronologiche, che riportano molti fatti per lo più ignorati. Nel 1919, ad esempio, fu levata dall'ingres­so del Castello l'epigrafe austriaca del 1555; I'opera di rimozione delle memorie asbur­giche continuò con la cancellazione del gial­lo dagli edifici carcerari e l'eliminazione di sbarramenti e cancelli; il castello tornò ad essere caserma e ospitò, dal 1925, 1'11° Reg­gimento Bersaglieri, al quale si dovette, tra l'altro, anche qualche iniziativa di abbelli­mento del sito, con la ripulitura delle mura venete e la creazione di una passeggiata nel­la zona del Torrione della Marcella.


L'antico palazzo del Capitano sarebbe stato ancora una volta adibito a carcere, però, du­rante la seconda guerra mondiale, quando vi fu­rono rinchiusi ben 850 prigionieri militari.

LA FORTEZZA DI GRADISCA OGGI E LE PROSPETTIVE FUTURE
La necessità di recuperare le strutture forti­ficate gradiscane e di riutilizzarle per la pub­blica utilità è ormai da molto tempo nella coscienza deqli abitanti di questa città, tra i quali ci sono stati in questo secolo molti appassionati cultori delle memorie storiche locali, come il già nominato Ettore Patuna, figlio a sua volta di uno studioso altrettanto valido, o Alfonso Mosetti, maestro e ispet­tore ai Monumenti, tenace raccoqlitore di notizie bibliografiche e archivistiche, o, in tempi più recenti, Marino di Bert e Augusto Geat. Costoro hanno avuto anche il merito di diffondere nella gente quella consapevo­lezza dell'identità storica che nel passato si era perduta, risvegliando nei concittadini l'amore per la loro città.
La fase di concreta realizzazione del recu­pero di Gradisca nella sua parte storica è iniziata circa venticinque anni fa ed ha prodotto una serie di restauri che vale la pena di elencare: la Casa dei Provveditori Veneti, Palazzo Torriani, la Porta Nuova, il Duomo, Casa Corona, palazzo Lottieri, sono tutti edifici recupe­rati e restituiti alla fruizione.
Resta comunque ancora molto da fare, poi­ché il centro storico è ricco di edifici interessanti.



Contemporaneamente in questi anni è pro­seguita la ricerca storica, non solo attra­verso iniziative individuali, ma anche con la partecipazione del Comune che ha avvia­to nel 1479 (cinquecentenario della fonda­zione della fortezza) una serie di iniziative tese a valorizzare nei modi più diversi il patrimonio culturale locale. E stato pubbli­cato in quell'occasione il volumetto «Gradi­sca - Storia della fortezza» a cura di Roberta Corbellini e di Maria Masau Dan, che costituisce il precedente immediato di questa ricer­ca e al quale si rinvia per ogni questione inerente alla situazione sociale ed econo­mica di Gradisca in rapporto all'evoluzione quattrocentesca della fortezza, che qui non si è trattata. Va anche ricordato che negli ultimi dieci anni è stato riordinato l'Ar­chivio Storico gradiscano e si è aperto il Museo Civico.
Da questo fervore di attività, oltre che dall'e­sperienza di tecnici e progettisti, dovrebbe poter scaturire in tempi brevi un program­ma di interventi finalizzato al riuso e alla valorizzazione del patrimonio fortificato di Gradisca che, per la sua con­sistenza e la sua peculiarità, costituisce una ricchezza non solo per la comunità locale, ma anche per l'intera regione.


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