Le vicende della prima guerra mondiale toccarono Gradisca da molto vicino ed essa subì, come tutta la zona del fronte isontino, gravissimi danni. Specialmente durante la ritirata di Caporetto quasi tutte le case del centro storico furono colpite, compresi alcuni edifici di notevole valore storico, come il palazzo Torriani, il palazzo de Fin-Patuna e la Chiesa dell'Addolorata (già appartenuta ai Servi di Maria dei tempi veneziani) di cui rimasero in piedi pressoché solamente le facciate.
Per quanto riguarda le fortificazioni, e specialmente il castello, esse conobbero le più diverse utilizzazioni in tempo di guerra, come dettagliatamente riferisce Ettore Patuna (uno studioso benemerito delle vicende gradiscane) nelle sue schede cronologiche, che riportano molti fatti per lo più ignorati. Nel 1919, ad esempio, fu levata dall'ingresso del Castello l'epigrafe austriaca del 1555; I'opera di rimozione delle memorie asburgiche continuò con la cancellazione del giallo dagli edifici carcerari e l'eliminazione di sbarramenti e cancelli; il castello tornò ad essere caserma e ospitò, dal 1925, 1'11° Reggimento Bersaglieri, al quale si dovette, tra l'altro, anche qualche iniziativa di abbellimento del sito, con la ripulitura delle mura venete e la creazione di una passeggiata nella zona del Torrione della Marcella.
La necessità di recuperare le strutture fortificate gradiscane e di riutilizzarle per la pubblica utilità è ormai da molto tempo nella coscienza deqli abitanti di questa città, tra i quali ci sono stati in questo secolo molti appassionati cultori delle memorie storiche locali, come il già nominato Ettore Patuna, figlio a sua volta di uno studioso altrettanto valido, o Alfonso Mosetti, maestro e ispettore ai Monumenti, tenace raccoqlitore di notizie bibliografiche e archivistiche, o, in tempi più recenti, Marino di Bert e Augusto Geat. Costoro hanno avuto anche il merito di diffondere nella gente quella consapevolezza dell'identità storica che nel passato si era perduta, risvegliando nei concittadini l'amore per la loro città.
La fase di concreta realizzazione del recupero di Gradisca nella sua parte storica è iniziata circa venticinque anni fa ed ha prodotto una serie di restauri che vale la pena di elencare: la Casa dei Provveditori Veneti, Palazzo Torriani, la Porta Nuova, il Duomo, Casa Corona, palazzo Lottieri, sono tutti edifici recuperati e restituiti alla fruizione.
Resta comunque ancora molto da fare, poiché il centro storico è ricco di edifici interessanti.
Contemporaneamente in questi anni è proseguita la ricerca storica, non solo attraverso iniziative individuali, ma anche con la partecipazione del Comune che ha avviato nel 1479 (cinquecentenario della fondazione della fortezza) una serie di iniziative tese a valorizzare nei modi più diversi il patrimonio culturale locale. E stato pubblicato in quell'occasione il volumetto «Gradisca - Storia della fortezza» a cura di Roberta Corbellini e di Maria Masau Dan, che costituisce il precedente immediato di questa ricerca e al quale si rinvia per ogni questione inerente alla situazione sociale ed economica di Gradisca in rapporto all'evoluzione quattrocentesca della fortezza, che qui non si è trattata. Va anche ricordato che negli ultimi dieci anni è stato riordinato l'Archivio Storico gradiscano e si è aperto il Museo Civico.
Da questo fervore di attività, oltre che dall'esperienza di tecnici e progettisti, dovrebbe poter scaturire in tempi brevi un programma di interventi finalizzato al riuso e alla valorizzazione del patrimonio fortificato di Gradisca che, per la sua consistenza e la sua peculiarità, costituisce una ricchezza non solo per la comunità locale, ma anche per l'intera regione.
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