Quattrocento (1)



LA FONDAZIONE DI UNA FORTEZZA VENETA SULL’ISONZO
La pressione dei Turchi costituiva per Venezia un problema gravissimo. Essi erano giunti per la prima volta nel suo territorio nel 1472, varcando i passi del Carso; avevano superato senza difficoltà il fiume Isonzo e corso poi in lungo e in largo per tutta la pianura, incendiando villaggi, facen­do stragi tra i contadini e tor­nando indietro carichi di bottino e di prigionieri.
Le truppe venete dislocate sul territorio erano impreparate a fronteggiare attacchi di questo furore e di questa rapidità, per cui il problema richiese delle misure adeguate da parte della Repubblica. Fu deciso di concentrare tutte le forze sulla linea dell’Isonzo, che rappresentava il confine naturale, e la si fortificò scavando una lunga trincea protetta da terrapieno e paliz­zate e sor­vegliata da tre forti, il più settentrionale po­sto all'altezza della localita Mainiz­za (dove l'lsonzo riceve il suo affluente Vipacco, la cui valle era una possibile via d'accesso dei Turchi), quello centrale a Gra­disca ed il terzo, l'unico sulla riva sinistra, a Fogliano.

I lavori di fortificazione iniziarono nel 1473, sotto il controllo di colui che probabilmen­te era l'autore del progetto, Cit­tadino della Frattina, e proseguirono piuttosto speditamente, poiché già l'anno dopo il Senato ordinò che le truppe sparse per il Friuli si concentrassero nella fortezza costruita lungo l’Isonzo “già per la maggior parte fatta”. Con lo stesso provvedimento fu prescritto a tutto coloro che avevano proprietà in Friuli di contribuire alle spese per le fortificazioni, poiché quel «be­neficio era universale».

Le truppe concentrate sul fiume Isonzo ven­nero subito accuratamente addestra­te e fornite di un congruo armamento ma quan­do, nell'ottobre 1477, i Turchi comparvero nuovamente e, aggirando l'osta­colo delle fortificazioni, sorpresero i Veneti alle spalle, si ebbe un'autentica strage, in cui morì anche uno dei comandanti, il conte veronese Gerolamo Novello.

La nuova barriera difensiva dell'lsonzo evidentemente era ancora insufficiente a contenere la violenza dei Turchi, per cui si rendeva necessario un intervento ben più massiccio. Furono inviati sul posto quattro prov­veditori (Domenico Giorgio, Can­diano Bollani, Giovanni Emo e Zaccaria Bar­baro) coll'incarico di studiare un nuovo progetto. Ne risultò un piano abbastanza complesso che prevedeva la costruzione di una doppia strada fra le le cittadelle di Gradisca e Fogliano, e il potenziamento del presidio di Gradisca, collocato nella posizione più favorevole, anche per la presenza di un’altura, sia pure poco elevata. I progettisti incaricati dell’esecuzione erano Enrico Gallo e Giovanni Bo­rella, allora impegnati nella costruzione delle fortifi­cazioni di Brescia.

Essi giunsero a Gradisca all'inizio del 1479, e iniziarono subito, sotto la guida di Giovanni Emo, di­venuto intanto Luogotenente del Friuli, i lavori per l’edificazione delle mura.

Emo ebbe parte molto importante in quest'impre­sa tanto che uno dei due architetti propose per la nuova fortezza il no­me di “Emopoli”, come ricorda un’altra delle epigrafi tuttora conservate: ANNO SAL MCCCCLXXIX IOANNI MOCE PRINCIPE IOAN HEMUS IULIENSIUM PRAETOR M,E­RITISS GRADISCAE TUMULUM CONSENSU PATRUM MURO ET FOSSA MUNIENDUM CURAVIT HENRICUS GALLUS ARCHITECTUS AB AUCTORE HEMOPOLIUM AUSPICATISSI­ME NOMINAT. La denomina­zione in suo onore inventata dall'architet­to però non entrò mai in uso e la località continuò ad essere chiamata Gra­disca .

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